Tempo fa ci uno dei tanti tentativi di invasione della Terra da parte di una specie extraterrestre. Progenie mistica e malfamata degli Skrull, collettivamente erano noti come gli Spettri Neri. Un cavaliere d’argento di un lontano pianeta li sconfisse, ma prima che ciò avvenisse, questi esseri riuscirono a stabilire delle teste di ponte sulla Terra: la prima, la più imponente, fu negli Stati Uniti, la seconda in Russia, la terza nel Regno Unito, la quarta in Canada e tutte quante alla fine vennero debellate.

Ma c’è n’è fu una quinta, che morì sul nascere. La sua destinazione era la Cina, ma il velivolo ebbe una avaria e precipitò al suolo: fu grazie a questa avaria che gli strumenti di rilevazione satellitare dell’Esercito Popolare di Liberazione Cinese, che altrimenti non avrebbero captato nulla, riuscirono a intercettare il luogo dello sfortunato atterraggio.

Giunta sul posto, una pattuglia constatò l’inevitabile: quella che era precipitata era una navicella aliena, ma i suoi occupanti erano tutti morti.

Il capo della pattuglia era il sergente Zhu Yizhi, il quale non perse la calma: fece transennare la zona, impedendo ai civili di avvicinarsi o fare riprese, poi chiamò i reparti speciali, che convinse, dopo molte insistenze, a convocare le autorità governative. Il ministro della Difesa lodò l’operato di Zhu Yizhi, promettendo che quanto fatto non sarebbe stato dimenticato.

La navicella aliena, il suo misterioso contenuto e i suoi occupanti vennero portati via. Qualche mese dopo, Zhu Yizhi venne convocato dalle alte sfere dell’esercito e portato in gran segreto in una località altrettanto segreta, dove ritrovò il ministro. Costui gli comunicò che, a seguito della incredibile scoperta avvenuta, il governo aveva stanziato un fondo segreto con l’obiettivo di compiere esperimenti sulla tecnologia aliena ritrovata e cercare di capire come sfruttarla per scopi bellici. A tale scopo era stata creata una struttura sotterranea, la Piramide, a capo della quale ci sarebbe stato proprio Zhu Yizhi, promosso immediatamente Generale.

Alla legittima domanda sul perché fosse stato scelto lui e non uomini di maggiore esperienza, il ministro rispose di essere rimasto favorevolmente colpito dalla sua capacità decisionale e di comando dimostrata in quel giorno e, pur dovendo lottare con alcuni oppositori e mettendogli al fianco un paio di supervisori voluti da altri ministri, alla fine era riuscito a fargli ottenere la necessaria promozione. A Zhu Yizhi era stata accordata fiducia, il ministro era sicuro che sarebbe stata ben ripagata.

Zhu Yizhi non gli fece rimpiangere quella scelta, nemmeno qualche anno dopo quando, a seguito di uno scandalo a sfondo sessuale, il ministro fu costretto a rassegnare le sue dimissioni. Ci fu chi chiese anche la testa di Zhu Yizhi e la sospensione del progetto, ma non ottenne alcun risultato.

 Il Generale fu però costretto a dare il suo benestare ad una nuova versione di China Force voluta dal governo: nonostante il suo parere contrario, venne data una ampia esposizione mediatica alla squadra.

Nei mesi passati China Force è rimasta nelle retrovie, impegnata in missioni segrete, mentre il team scientifico della Piramide si avvicinava sempre più a scoprire i segreti di una tecnologia infinitamente più avanzata di quella terrestre. Tuttavia si scoprì ben presto che solo una immensa fonte di energia, dalla natura ancora da chiarire, avrebbe potuto sbloccare alcuni segreti di questa tecnologia, un’energia di natura extradimensionale.

Fu durante una invasione infernale che tale energia venne infine trovata.

-Avete provveduto ad identificare la preda come previsto?- fu la domanda del Generale ai suoi sottoposti.

Un uomo dell’Intelligence Militare al suo servizio gli rispose:

-Il momento è stato particolarmente propizio, Generale, ci siamo potuti muovere senza destare sospetti e le energie primordiali erano facilmente rintracciabili… abbiamo trovato la nostra preda.-

Il generale sorrise:

-Bene.- disse -Ora serve solo gettare l’esca!-

 Poi guardò un istante nel vuoto, come a voler sottolineare a un invisibile interlocutore di aver festeggiato troppo presto.

-Mi ripeta il nome del soggetto.-

L’uomo annuì e rispose:

-Laynia Petrovna, nome in codice Stella Nera. I nostri agenti si sono infiltrati nel territorio russo e hanno approfittato di una battaglia tra la Guardia d’Inverno e la minaccia nota come Presenza. Lontano dal pericolo e da sguardi indiscreti, hanno rilevato le energie di cui abbiamo bisogno, energie che combaciano con quelle dell’astronave. Ci è voluto un po’ ma abbiamo scoperto a chi appartenevano e perfino il suo vero nome.-

            Il Generale annuì soddisfatto e proseguì:

-Ora aspetteremo che questa crisi di demoni infernali passi, poi lasceremo passare un altro po’ di tempo, in attesa di cogliere il momento giusto in cui trovare Laynia Petrovna con la guardia abbassata, pronta ad essere catturata. Quello che abbiamo tra le mani potrebbe rendere l’esercito cinese invincibile agli occhi del mondo, una potenza economica, politica e militare senza pari. Non mi fermerò di fronte a nulla pur di raggiungere questo obiettivo.-

 

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LE CINQUE GIORNATE - CAPITOLO 5
RUSSIA COMPLEX (
РОССИЯ КОМПЛЕКС)
di FABIO VOLINO con la collaborazione di Carlo Monni
Editor: GIUSEPPE FELICI

 

1.

 

 

Da qualche parte in Cina. Il racconto finisce e dopo un attimo di silenzio Ursa Major chiede:

-Sei sicuro che stiano così le cose, Uomo Collettivo?-

-Il dialogo finale non sarà stato fedele al cento per cento.- ribatte l’eroe cinese -Ma di certo quello che è accaduto alla vostra Stella Nera dimostra che è andata così.-

-E questa astronave… che segreto nasconderebbe?- si interroga Vanguard -Perché mia sorella avrebbe il potere per sbloccare le sue energie?-

-Tu hai già combattuto gli Spettri Neri in passato, vero?”-

-Sì, loro e i loro Segugi Infernali.-

-Quindi mi confermerai che utilizzano anche energie mistiche. La mia ipotesi è che dentro quell’astronave covino energie legate alla Forza Oscura, a cui Stella Nera può accedere… ma lo scopo finale è qualcosa che ancora mi sfugge, nemmeno mio fratello è riuscito a scoprirlo.-

-C’è una cosa che non capisco.- interviene Emil Blonsky -Dici che la spia è tuo fratello. Ammetto di conoscerti solo di fama, ma da quanto ne so, hai bisogno del potere di tutti i tuoi fratelli per essere l’Uomo Collettivo.-

-No, non è più così. Tempo fa venni rapito durante l’invasione aliena dei cosiddetti marziani: fecero degli esperimenti su di me, intrigati dai miei poteri, e separarono una parte della nostra essenza. Riuscii a fuggire insieme agli altri eroi durante l’assalto finale… insieme a mio fratello. L’Uomo Collettivo che vedi ora è composto solo da quattro dei fratelli Tao-Yu: Sun, Chang, Ho e Lin. La nostra spia è l’altro fratello: Han. Ma ora dobbiamo affrettarci, ci aspetta un lungo viaggio. Prima però voglio presentarvi i miei compagni di squadra, che hanno creduto alle mie parole e hanno deciso di schierarsi contro quel governo che un tempo rappresentavano: l’esimio professor Chang Fan, ovvero Sisma di WorldWatch, e lo Spirito del Popolo… i cui poteri ricordano da vicino i miei.-

-E tuo fratello… chi sarebbe di China Force?-.

-Pensaci da solo, Tigre Siberiana, e scoprirai la facile risposta. In marcia, ora!-

 

Komarov. Oblast di Volgograd, Distretto Federale Meridionale, Federazione Russa. Prima che scoppi il caos, il Guardiano Rosso ha il tempo di osservare in faccia Ivan Kragoff: guarda quello sguardo spiritato, di chi è sicuro dei propri mezzi, sicuro della propria vittoria. Lo sguardo di un assassino di massa. Cosa che, pur coi suoi enormi difetti, Kragoff non è mai stato davvero.

Le scimmie attaccano in massa. La scimmia dalla pelle dorata, che sembra avere una sorta di leadership, guida i suoi simili quasi in massa verso Stella Nera. L’eroina viene letteralmente seppellita, ma un raggio oscuro perfora il petto di una delle scimmie, uccidendola all’istante, mentre le sue viscere inzaccherano l’armatura di Airstrike. Ma la scimmia dorata rapidamente la afferra per una gamba e la scaglia con violenza contro una parete, che crolla su di lei all’impatto. Un’azione che nel suo complesso ha richiesto pochissimi secondi, nessuno degli eroi russi è potuto intervenire.

Povera Katrina Bulikova, sarebbe bastato che divenisse intangibile per evitare questo sfortunato destino: solo che il desiderio di mettersi in mostra, la certezza di potersi liberare da sola di tutte queste scimmie, hanno segnato la sua rovina. Questo… e il fatto di essersi accorta che ogni volta che assume il suo stato di intangibilità è sempre più difficile ritornare alla sua forma corporea: la sua sarà una umanità sfuggente, ma, oh, a lei interessa molto.

Le altre scimmie scelgono come bersagli i due eroi in armatura, Airstrike e Dinamo Cremisi come se avessero individuato in loro i nemici più pericolosi.

Incredibile, pensa il Guardiano Rosso, queste scimmie sanno su chi concentrare i loro attacchi e come farlo, è qualcosa di inconcepibile per dei semplici primati.

Powersurge non rimane immobile, però: dalla sua fronte, con un urlo di rabbia e liberazione, fuoriesce un raggio energetico che perfora il petto di una delle scimmie. Solo che quest’ultima non ha il buon gusto di morire subito, come quella che l’ha preceduta pochi secondi prima: trova il tempo di compiere qualche passo e prima di cadere al suolo per sempre tirare un manrovescio a Powersurge più che sufficiente a metterlo ko.

Omega Red con le sue spire al carbonadio afferra due scimmie e fa cozzare con violenza le loro teste l’una contro l’altra: materia cerebrale fuoriesce e va a finirgli in faccia. Lui la lecca con gusto… e si distrae. Un’altra scimmia lo attacca alle spalle, lo colpisce ripetutamente al petto. Lui prova a usare le sue spire contro di lei, che però è molto abile ad evitare ogni sortita. Alla fine è il dolore che ha la meglio su Arkady Rossovich, che perde i sensi.

Vostok ha nel frattempo già analizzato più volte la situazione, giungendo all’unica inevitabile conclusione: questa lotta è senza speranza. Quindi, ancor prima che Omega Red venga sconfitto, compie quello che sarebbe il gesto più sensato da fare, fugge. E continua a fuggire, fino ad arrivare ai confini della città. Dove qualcosa di invisibile lo respinge all’indietro. Testardo, si rialza e ci riprova, venendo ancora respinto e con un impatto talmente devastante da essere più efficace di un pugno.

A pochi metri, eppure così lontana da lui, Daria Bulova sta picchiando i suoi pugni in armatura contro qualcosa di invisibile. Un campo di forza spuntato dal nulla che ha avvolto l’intera città.

 

Londra, capitale del Regno Unito. In alto, ben sopra Piccadilly Circus, Perun osserva piccole formiche andare su e giù per le strade, la massa di umanità che percorre una delle zone più celebri di questa città. Eppure sente che c’è qualcosa di strano, qualcosa che non va. E non è il solo a pensarla così.

-Più ci avviciniamo.- dice Loki -Più le energie mistiche aumentano.-

-Sono energie buone o cattive?- gli chiede Perun.

-Sono energie, non hanno un cartellino.- gli fa notare Loki -È il modo in cui le usi che conta. Quello che posso dirti è che sono energie da non sottovalutare, non necessariamente legate alla presenza della Pietra.-

Perun annuisce, si prepara ad atterrare, ma prima fa un giro a 360 gradi. E nota qualcosa, all’inizio quasi non ci fa caso, sembra un particolare così insignificante.

Una invisibile sensazione di tremore lo coglie alla schiena. Si volta, aguzza la vista. Poi sfreccia a gran velocità verso quel qualcosa di apparentemente insignificante. Che assume infine un tremendo, pieno significato.

-Ma sono… campi di detenzione! Nel bel mezzo di Londra!- esclama.

Perun vede i campi, all’ingresso di ognuno ci sono delle targhe: uno è per i pakistani, l’altro per gli indiani, l’altro per i thailandesi… il ribrezzo lo coglie.

-Ma tutto questo non è possibile!”- continua Perun -Non avrebbero mai potuto fare una cosa del genere senza che nessuno se ne accorgesse.-

Tuttavia Loki pare non lo stia ascoltando e inizia improvvisamente a contorcersi.

-Magia… qui all’opera c’è una magia potent…- dice prima di svanire del tutto.

Perun rimane interdetto, ma il suo stupore è destinato ad aumentare quando al posto di Loki compare un uomo vestito di un completo verde a quadretti, qualcosa che in un’altra situazione creerebbe solo una sequela senza fine di risate.

Il suo aspetto è quello del perfetto gentleman inglese d’altri tempi, con tanto di baffetti appena pronunciati. Però, come intuibile, lui tanto gentleman non è.

-L’ingannatore/ingannatrice se n’è andata. Oh, come Natura premia la virtù dei potenti!- dice.

E Perun capisce che è anche un tantino fuori di testa. Poi nota qualcosa incastonato nel suo collo.

-La Pietra delle Norne!- non può fare a meno di esclamare.

 

 

2.

 

 

Roma, Italia. Sonia Elios non si pente del suo gesto, non si pente di aver abbandonato Squadra Italia per perseguire… qualsiasi cosa stia cercando di perseguire. Una vendetta? Un riscatto personale? O più banalmente un legittimo desiderio di tornare sotto i riflettori? Un tempo c’era gente che la ammirava, le avevano anche dedicato un paio di articoli sui giornali… abbastanza diffamatori, a dirla tutta. Eppure tutto questo a lei piaceva e ancora oggi non riesce a capire come abbia fatto a perderlo del tutto, in un attimo.

Non è stato solo lo scioglimento della prima incarnazione di WorldWatch, altrimenti avrebbe accettato l’ultima proposta per rientrarvi, è qualcos’altro. Qualcosa che al momento sfugge anche alla sua percezione.

Quindi, come trovare ora quel tizio con ascia che l’ha umiliata? Non sa chi sia, non sa da dove provenga, anche se il suo accento le ha ricordato quello della Dinamo Cremisi. Russia, ma questo non l’aiuta a restringere il campo.

Tuttavia il destino ha sempre uno strano modo di incrociare le strade altrui e per Sun, che sta percorrendo le strade appena fuori dalla capitale in una ricerca pressoché disperata, questo si concretizza nell’apparizione improvvisa di una donna bellissima, alta sei metri, dai capelli corvini e lo sguardo magnetico, che indossa una lunga tunica verde.

Nella deserta campagna romana sembra di rivivere la scena di un quadro.

 

Komarov. Airstrike e la Dinamo Cremisi si librano in volo: pur trovandosi in uno spazio limitato, riescono a mettersi fuori portata delle scimmie superpotenziate. Solo che costoro conoscono molto bene l’ambiente e qualsiasi tentativo di colpirle coi raggi repulsori si rivela infruttuoso.

Il Guardiano Rosso, rimasto in disparte fino a questo momento, si stanca di essere inattivo: punta subito alla scimmia dalla pelle dorata, fedele al detto per cui se tagli la testa del leader tagli anche lo spirito dell’intero esercito. Solo che un’altra scimmia si frappone tra i due e quindi Alexi Shostakov è costretto prima ad evitare un attacco di quest’ultima, poi con un agile balzo si piazza sulle enormi spalle del primate, riuscendo a collocare il suo scudo contro la sua gola. La scimmia sembra capire cosa voglia fare e prova a tendere le mani all’indietro per afferrarlo, ma Shostakov è abile ad evitarle. Allora la scimmia inizia ad indietreggiare, verso quella stessa parete crollata in parte addosso a Stella Nera. Ed è quello che Shostakov voleva. Aspetta fino all’ultimo istante utile, poi salta e la scimmia, trascinata dal suo stesso impeto, sfonda in parte il muro rimanendo bloccata.

Se glielo permetterà, si libererà in un paio di secondi, secondi che non avrà mai. Con scioltezza il Guardiano Rosso atterra, lanciando al contempo il suo scudo.

La scimmia capisce cosa sta per accadere e agita una sua mano. Lo scudo viene mancato, colpisce la gola della scimmia e la testa viene mozzata. Ma la mano continua il suo percorso, spinta da una miracolosa inerzia, e seppur con una forza inferiore a quella prevista colpisce Shostakov e lo scaraventa ad alcuni metri di distanza.

 

Mosca, Cremlino. Il Presidente della Federazione Russa sta osservando una trasmissione satellitare da Komarov.

A quanto pare, una barriera invisibile circonda l’intera città, apparentemente da subito dopo che la Guardia d’Inverno vi ha fatto ingresso e non c’è il minimo dubbio che il responsabile sia proprio Ivan Kragoff.

Il Presidente si rivolge al Primo Ministro in quel momento al suo fianco:

-Tutto questo è intollerabile, Dimitri Anatolyevtich.-

-Sono d’accordo Vladimir Vladimirovitch.-risponde questi- Impartirò subito ai reparti del Ministero dell’Interno l’ordine di intervento immediato.-

-Ottimo.-

            Detto questo, il Presidente si volge verso il Segretario del Consiglio per la Sicurezza Nazionale impartendogli altri ordini:

-Chiami il Ministro della Difesa e gli dica che voglio sul posto tutte le forze aeree e di terra disponili. Che usino qualsiasi mezzo disponibile per abbattere quella maledetta barriera.

-Sarà fatto.-

-E mi chiami anche Vladimir Maksimovitch Menikov, voglio parlargli personalmente.-

            E il suo tono non preannuncia nulla di buono per nessuno.

 

 

3

 

 

            Nei cieli sopra la Federazione Russa. L’Aereo Pogo dei Fantastici Quattro è in orbita geostazionaria sopra la città di Komarov. A bordo Reed Richards, Mister Fantastic, esamina un flusso di dati su un monitor.

È Ben Grimm, la Cosa, a rompere il silenzio:

-Che intenzioni hai, Cervellone? È chiaro che là sotto sta succedendo qualcosa di grosso.-

-Avevo promesso a Vladimir Menikov 48 ore prima di intervenire e non sono ancora trascorse.- replica Reed.

-E vorresti restartene con le mani in  mano a causa di una stupida promessa mentre la gente muore?-

-Benjamin Jacob Grimm!- interviene Susan Storm Richards, la Donna Invisibile -Come osi pensare una cosa simile del tuo migliore amico?-

-Ahw, Susie, mi conosci.- ribatte Ben -Lo sai che non stavo parlando sul serio.-

-Se fossero in immediato pericolo delle vite, interverrei senza esitare.- precisa Reed -Il fatto è che non sono sicuro che sia davvero così.-

-Che intendi dire?- gli chiede suo cognato, Johnny Storm, meglio noto come la Torcia Umana.

-Che secondo i miei strumenti all’interno del perimetro della città sono presenti non più di 27 esseri viventi.- precisa Reed -Venti sono scimmie geneticamente alterate e sette sono esseri umani: i membri della Guardia d’Inverno e lo Spirito Rosso.-

-Non è possibile!- esclama Susan -Abbiamo visto gli abitanti.-.

-La mia ipotesi è che siano stati tutti rimpiazzati da sofisticatissimi robot.-

-E che fine avrebbero fatto i veri abitanti?- chiede, ancora, Johnny.

-Credo che siano tutti morti.-

-Mio Dio!- esclama Susan -Kragoff è diventato un vero mostro senza cuore.-

-Allora che aspettiamo, Reed?- chiede la Cosa con voce irata -Andiamo a prendere quel bastardo!-

-Temo che non sia così facile Ben.- replica Mister Fantastic amaro -La cupola eretta sopra Komarov è assolutamente impenetrabile. Stavo giusto cercando di elaborare un sistema per infrangerla.-

-E se provassi a fonderla col calore nova?- chiede Johnny Storm.

-Rischieresti di uccidere la Guardia d’Inverno, Johnny, un rischio che non possiamo correre.-

-E quindi dobbiamo davvero restarcene qui a girarci i pollici come temeva Ben?-

-Niente affatto.- replica Reed -Ho già detto che sto studiando un sistema per superare la barriera e nel frattempo ho ricevuto altri dati inquietanti.-

-E cioè?- chiede Ben.

-Neanche Kragoff è del tutto umano: ci sono parti bioniche in lui e pare siano dotate di intelligenza propria.-

-E questo cosa vuol dire?- si domanda Susan.

-Nulla di buono, temo.- è la sconfortante risposta di Mister Fantastic.

 

            Komarov. Dall’altro lato della barriera Daria Bulova è piena di frustrazione può solo osservare quel che accade all’interno. Solo pochi membri della Guardia d’Inverno sono ancora in piedi. La situazione è decisamente seria.

            Un uomo in divisa mimetica con le insegne del Ministero dell’Interno la avvicina.

-Sono il Maggior Generale Anton Andreievitch Pastrenko, Comandante delle Forze Speciali del Ministero dell’Interno.- si presenta -Mi ragguagli sulla situazione.-

<<Lo vede da sé qual è la situazione.>> replica Daria <<Questa maledetta barriera resiste a tutti i nostri sforzi di superarla ed intanto lo Spirito Rosso e le sue superscimmie stanno vincendo contro la Guardia d’Inverno.>>

-Guardate!- urla qualcuno -Il Guardiano Rosso è stato colpito duramente.-

            È proprio così. L’eroe però non sviene e, seppur intontito, cerca Stella Nera con lo sguardo: se riesce a ritrovarla e farle riprendere i sensi, ci può essere ancora speranza. Tuttavia non c’è alcuna traccia di Katrina Bulikova.

La scimmia dorata nel frattempo compie una manovra acrobatica spettacolare: dosando bene la sua forza, poggia i piedi contro una parete e si fionda in alto, dove afferra un sorpreso Airstrike. E prima che costui possa reagire, viene scaraventato contro la Dinamo Cremisi.

La scimmia dorata è così abile nel lancio da far sì che i retrorazzi dell’eroe aumentino l’impeto della spinta. L’impatto tra le due armature è devastante: pezzi metallici volano a terra, insieme ai due uomini.

Si mette decisamente male, pensa Daria.

 

In un luogo segreto nel continente americano. Monica Rappaccini si lascia sfuggire un grido di trionfo:

-Perfetto, semplicemente perfetto!-

            Alle sue spalle una ragazza che indossa un’attillata tuta verde che le lascia scoperto l’ombelico ed ha i capelli anch’essi verdi non può esimersi dal chiedere:

Di cosa stai parlando? Cos’è perfetto?-

            La donna sorride alla ragazza, con cui ha un’evidente somiglianza, e risponde: -Te lo dirò, figliola: quando il mio team di scienziati ha restaurato l’intelligenza di Ivan Kragoff, ha utilizzato per potenziarne il cervello parti recuperate da vecchi corpi abbandonati di Ultron. Avevamo ipotizzato che potessero attirare a sé l’intelligenza artificiale, la coscienza, se preferisci, di Ultron stesso e così è stato. Non dev’essere stato piacevole per lui risvegliarsi in un corpo di carne e sangue, ma è sempre stato un tipo adattabile.-

-Ma Ultron è un robot assassino, un omicida di massa che ha sterminato un’intera nazione.- protesta la ragazza.

-Non fare l’ingenua, Thasanee, lo scopo dell’A.I.D.[1] è produrre mezzi di distruzione e Ultron è la più grande e pulita arma di distruzione di massa che esista. Un’arma di cui solo io possiedo la chiave per controllarla.-

            Thasanee Rappaccini, altrimenti nota come Carmilla Black o Scorpia, rabbrividisce di fronte alla crudeltà della madre. Deve avvertire in qualche modo lo S.H.I.E.L.D. di tutto questo. Questa follia va fermata ad ogni costo.

 

 

4.

 

 

Komarov. Il Guardiano Rosso si rialza, ma è subito circondato dalle altre scimmie.

-Allora, eroe.- gli dice Kragoff -Vuoi ancora lottare per la tua nazione?-

-Non sono così stupido da non capire quando una battaglia è persa.- ribatte lui -Però se pensi che ti implorerò, ti sbagli. Uccidimi, chiunque tu sia, e facciamola finita.-

-Ucciderti? In effetti è lo scopo che mi sono dato fin dalla mia creazione, però voi mi servite. Voi dovete essere il mio messaggio, alla Russia come all’intero mondo: presto dominerò una forza in grado di annientarvi tutti. Presto la razza dominante di questo pianeta non sarà più l’uomo. Come invidio le scimmie, almeno loro non hanno il libero arbitrio.-

           

Londra. Non può sbagliarsi: quella è proprio una delle pietre magiche che sa cercando e che Loki ha garantito che gli permetteranno di tornare di nuovo il comune umano Valery Sovloyev. L’oggetto che desidera così disperatamente è nelle mani di un pazzo semi onnipotente che dice cose senza senso:

-Se fossi un personaggio di un fumetto… ehi ma lo sono!... direi: inchinati di fronte al potere di Jim Jaspers! Noi siamo solo i burattini di altre menti, io sono stato creato da una personalità eccentrica e speciale ma ora sono finito nelle mani di un uomo qualunque che pensa di compensare così le sue mancanze fisiche e caratteriali!-

Perun non ha la minima idea del significato di ciò che è stato appena detto, se un significato lo ha. Decide di tentare un’ultima carta, visto che qualcosa gli dice che uno scontro fisico lo vedrebbe nettamente sconfitto.

-Signor Jaspers, io la capisco. Capisco il suo tormento. E spero che lei capisca il mio: sto cercando di recuperare ciò che ho perduto… la mia umanità. E mi serve la Pietra delle Norne. Ha la mia parola che gliela riconsegnerò non appena avrò…-

 Perun nota che Jaspers sta fischiettando.

-Ma mi sta sentendo?-

-Parli come uno che debba seguire una trama e perciò sei mortalmente noioso ai miei occhi e alle mie orecchie. Perché non ridi? Sei inferiore come lo sono tutti loro- dice indicando la zona sotto di lui… -Sì, sto indicando i campi di detenzione, Artefice, non ribadire l’ovvio! Metti pure in una nota a piè di pagina o nelle Note che lo avevo già fatto una volta, trenta anni fa… o erano ottanta?-

Questo qui è totalmente pazzo, pensa Perun. Come se gli avesse letto nel pensiero, l’altro replica nel suo modo insensato:

-Mad! Ma non Joker! Jaspers ma non Strong! E in nome di tutta la Goloka di questo Multiverso, ti presento il mio Campione Eterno. Sì, Michael, parlo anche a te!-

Quello che Perun vede dopo è una sorta di lampo indistinguibile, quello che sente invece è un tremendo dolore, di poco inferiore a quello provato quando Sun l’ha colpito col potere di Gaea.

Chi ha di fronte colpirà per uccidere, lo sente. L’eroe russo ha il tempo di rotolare al suolo, rialzarsi e parare il successivo attacco con la sua ascia. Poi il suo sguardo incontra gli occhi spiritati e iniettati di sangue di Brian Braddock, Capitan Bretagna di Terra-616

 

Base Aerea di Kubinka, vicino Mosca. Il piccolo aereo militare proveniente dalla Bielorussia  atterra con appena un po’ di ritardo. Il giovane in borghese dai capelli biondi e occhi azzurri trattiene a fatica la sua impazienza ma riesce a nasconderla bene quando dall’aereo scende l’uomo che stava aspettando.

-Il Colonnello Alexei Alexeievitch Ramanchuk?- chiede pur sapendo benissimo la risposta.

-Sono io.- risponde l’uomo -Ma si dice Aliaksiej Aliaksiejvich.- precisa.

-Mi scusi: il mio Bielorusso è abbastanza buono ma la pronuncia è pessima.- si scusa il giovane -Io sono il Capitano Arkady Sergeievitch Kutuzov. Sono stato incaricato di accompagnarla alla Lubyanka.-

-Si rilassi, Capitano.- dice l’ufficiale Bielorusso -Parlo benissimo il Russo, come può vedere e come pressoché tutti i miei compatrioti del resto, e possiamo continuare la conversazione in questa lingua.-

-La ringrazio, signore. Mi segua, prego.-

            I due uomini salgono sul sedile posteriore di una Mercedes, seguiti da un’altra auto.

-Ho sentito che il vostro direttore ha delle grane in corso con un supercriminale.- dice il Colonnello dell’Intelligence bielorussa.

-Nulla che non possiamo risolvere, signore.- minimizza il giovane ufficiale.

-Ne è sicuro? Noi del K.G.B.[2] al vostro posto avremmo risolto la situazione con rapidità e segretezza.-

-Non ne sarei così sicuro signore.-

-Ammiro la sua difesa del suo superiore e… ehi, un momento: io conosco Mosca e questa non è la strada per la Lubyanka!-

-In effetti, no, signore… ma tanto non è previsto che lei arrivi alla Lubyanka.-

            L’ufficiale del F.S.B. estrae una pistola e la punta contro l’ospite. Prima che questi possa dire una parola, gli spara uccidendolo sul colpo.

            L’uomo che diceva di chiamarsi Arkady Sergeievitch Kutuzov si rivolge all’autista:

-Presto, non abbiamo tempo da perdere.-

            Un garage si apre e la Mercedes vi entra seguita dalla vettura alle sue spalle. All’interno altre due auto identiche a quelle appena arrivate.

Mentre la serranda del garage si richiude, il giovane scende dalla Mercedes per salir nella sua gemella in attesa, dove, seduto sul sedile posteriore, c’è un uomo che è il sosia perfetto del defunto Colonnello Ramanchuk.

-Ottimo lavoro, Agente F.- dice quest’ultimo in un ottimo Inglese appena venato da un accento russo.

-Grazie, signore.- dice il giovane nella stessa lingua, la sua lingua madre a giudicare da come la parla in modo fluente -I nostri uomini si prenderanno cura dei cadaveri e delle auto.-

-Molto bene.- commenta l’altro mentre anche l’autista prende posto alla guida -E ora andiamo, non è bene far aspèttare troppo il buon Vladimir Maksimovitch, anche se con i guai che ha al momento, dubito che si ricordi dell’arrivo dello sfortunato Ramanchuk.-

            E mentre l’uomo che finge di essere Aliaksiej Aliaksiejvich Ramanchuk parla, sul suo volto aleggia un sorriso beffardo.

 

 

5.

 

 

            Komarov. Il Guardiano Rosso fissa dritto negli occhi l’uomo davanti a lui  e gli dice:

-Sai una cosa, Kragoff o Ultron o comunque vuoi farti chiamare? Forse la battaglia è davvero perduta ma non ti darò la soddisfazione di vedere la mia resa. Non hai ancora vinto finché un solo uomo rimane in piedi.-

-Umani!- replica con disprezzo il suo avversario -Non capirò mai davvero la vostra illogicità, che è la prova che meritate di essere spazzati via. Tu mi ricordi quello che chiamano Capitan America.-

-Mi hai appena fatto un complimento, sai?- ribatte il Guardiano Rosso -E ora dì pure alle tue scimmie rimase di farsi avanti.-

-Prendetelo.- ordina Ultron alle sue superscimmie -Ma non uccidetelo: voglio che sia vivo per testimoniare il mio trionfo-

            Se il Guardiano Rosso ode queste parole, non se cura. Con le sue ultime forze combatte le superscimmie che gli si precipitano addosso. È una lotta epica ma impari: stremato, lacero, contuso, l’eroe russo resiste più a lungo che può restituendo colpo su colpo ed alla fine cade.

-Inevitabile.-  commenta Kragoff/Ultron

            Volge le spalle allo svenuto Guardiano Rosso e si dirige verso il punto dove giace Stella Nera.

-Tu sei la chiave di volta del mio piano.- dice alla figura stesa a terra ma sorprendentemente illesa nonostante quello che le è accaduto -Tu mi fornirai il potere di cui ho bisogno e mi renderai finalmente assolutamente invincibile.-

 

            Mosca, Palazzo della Lubyanka. Vladimir Maksimovitch Menikov guarda le immagini sullo schermo davanti a lui e spalanca gli occhi esclamando:

-Non… non è possibile! Non può essere!-

            Ma lo è, la Guardia d’Inverno su cui aveva riposto tutte le sue speranze è stata ignominiosamente sconfitta e tutti hanno potuto vederlo. Cosa può fare adesso?

            Dimitri Bukharin lo chiama:

-Vladimir Maksimovitch, c’è il Presidente sulla linea 1.-

            Con un profondo sospiro, Menikov prende il telefono e si rassegna all’ammissione di sconfitta.

 

            Appena fuori Roma. Sun si ritrova ammaliata ad osservare quella… donna? Può davvero essere definita così?

Non è una donna normale questo è certo. Una superumana come lei o qualcosa di più? Ed in questo caso, cosa?

Non sa chi sia eppure al tempo stesso è come se la conoscesse da sempre. Sì, questa è la strana vita del supereroe.

-Figlia mia.- dice la donna con voce possente.

-Figlia…- ripete Sonia Elios.

-Sono tua madre. La Natura ha bisogno di te, ha bisogno del suo campione per debellare l’agente del Caos, prima che l’intera Realtà sia perduta.-

 

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE A MARGINE

 

 

            Solo poche osservazioni, che come al solito riguardano i personaggi presenti in questa storia ed in particolare: Mad Jim Jaspers, o, se preferite, Sir James Jaspers MP OBE (dove MP sta per Member of Parliament e OBE per Officer of the Order of British Empire), è un personaggio creato da Dave Thorpe & Alan Davis Su Marvel Superheroes #377 datato settembre 1981. La sua controparte della cosiddetta Terra 616 è stata introdotta da Alan Moore & Alan Davis su The Daredevils  #7 datato luglio 1983. In teoria entrambi i Jim Jaspers sono morti ma un Jim Jaspers ha fatto da pubblico accusatore di Magneto al suo processo su Uncanny X-Men  #200 datato dicembre 1985 apparentemente senza alcuna memoria dei tragici avvenimenti che lo avevano visto protagonista. Si tratta dello stesso Jim Jaspers tornato magicamente in vita o ci sono altre spiegazioni? Forse lo sapremo proprio in questa saga.

            Continuate a seguirci ed avrete, forse, tutte le risposte.

 

 

Carlo (anche a nome di Fabio)

 



[1] Avanzate Idee di Distruzione.

[2] Così si chiama ancor oggi il servizio segreto bielorusso che ha competenze sia interne che esterne.